Ho contato tanti attimi della mia vita,
è stato spesso un lungo aspettare,
dovere aspettare per tornare a casa,
e nel frattempo ingannare l'attesa
a lunghi passi per il porto, per i moli,
ascoltando struggenti frastuoni
delle onde implacabili,
irose, forse finanche invidiose.
Oggi Biagio mi dice di contare,
mentre muovo le braccia tra il dolore,
bloccate articolazioni.
Ed è un balzo al cuore,
un ritorno al mio passato.
Ieri sono tornato alla roccia del falco,
tra montagne verdi e fresche,
dove il vento ti carezza la pelle del viso,
e i pensieri ristagnano,
chissà come è la vita senza le castagne,
o senza il calore della tua mano.
I miei cagnoloni salgono
inseguendo la macchina,
sarà pure paura
di perdersi nel mondo,
di non avere più qualcuno
su cui contare.
Con l'ansia in gola, Serenella
viene dietro la jeep,
il Kangal trotta come soldatino.
E poi la meta,
una radura di alberi,
una pozza di acqua,
una casa dei Forestali,
uno spiazzo su cui giocare,
strenui inseguimenti,
morsi alle orecchie,
alla coda.
I soldatini
poi tornano da me
per una semplice carezza.
Sarà presto ora di andare,
i minuti passano,
ma io son stanco di contare.
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